Siamo oggi qui riuniti per portare l’ultimo saluto terreno al compianto Livio Gobbi, presidente del Patriziato di Piotta e dei Boggesi Alpe Ravina e già sindaco del Comune di Quinto. Intervengo qui in rappresentanza del Municipio e della comunità di Quinto (e ringrazio il Sindaco Valerio Jelmini e il segretario Nicola Petrini), del Patriziato di Piotta e Boggesi Alpe Ravina (e ringrazio i colleghi di Ufficio patriziale Cipo, Fausto, Donato e Patrizia), nonché a titolo personale.
Nato il 12.04.1927 da Rosa ed Ettore Gobbi, Livio intraprese la formazione post-obbligatoria in studi commerciali e tedesco all’Istituto Helvetia di Lucerna. Nella sua vita professionale lavorò poi per la ditta V-ZUG nella neo-sede di Bellinzona dal 1962 sino al suo pensionamento, come responsabile della succursale ticinese.
Dopo un primo amore per l’hockey in qualità di arbitro, ebbe le passioni dell’allevamento, prima delle api e poi dei conigli. In entrambe le attività amatoriali si distinse, diventando prima ottimo apicoltore (e ricordo ancora il mio dito che rubava nella smielatrice di Scruengo) e per poi diventare vicepresidente della Società ticinese di apicoltura sino al 1999. Anche nell’allevamento cunicolo di selezione, Livio raccolse molti successi che dimostrava sempre con orgoglio e fierezza, negli alti punteggi ottenuti dai suoi conigli e nelle medaglie e nei premi raccolti alle varie esposizioni ovi-cunicole in Ticino e fuori Cantone.
La stessa passione per le attività amatoriali e lo stesso impegno messo nell’attività professionale, Livio li mise in campo anche nella sua lunga attività politica ed istituzionale.
Eletto la prima volta a 33 anni quale Consigliere comunale per il Partito liberale radicale, a seguito del suo spostamento nel Bellinzonese, Livio uscì dal Legislativo comunale nel 1964. Ritornò poi in politica attiva nel 1988 con l’elezione in Municipio per il PLR, per coprire poi la funzione di Sindaco dal 1990 al 1996 e terminare nel 2000 la sua esperienza da membro dell’Esecutivo comunale di Quinto. I dodici anni vissuti con passione nel Municipio di Quinto furono periodi intensi e altrettanto critici per la nostra realtà valligiana.
Quelli a cavallo tra la fine Anni Ottanta e l’inizio del nuovo Millennio furono tempi duri: il ridimensionamento dei posti federali alla Centrale idroelettrica delle FFS di Piotta e all’aerodromo militare di Ambrì-Piotta, con la chiusura definitiva a metà anni Novanta; la lenta morta delle attività industriali di Piotta, prima con la chiusura della Piottawerke e poi il trasferimento a Giornico della TensolRail. Nonostante il trend non positivo, Livio volle impegnarsi attivamente per invertire questa tendenza che gli faceva male al cuore, per l’amore della popolazione e del territorio.
Livio s’impegnò infatti in molte battaglie, i cui frutti vennero colti solo dopo. Come non ricordare le lunghe trattative per il Sanatorio, come sede universitaria o di istituti cantonali, la costruzione del Motel a Piotta; il grande periodo delle canalizzazioni e dell’IDA, e – proprio per invertire il trend – la ferma volontà di voler costruire, realizzare e poi poter inaugurare l’urbanizzazione della zona industriale di Piotta con il binario industriale, la nuova strada di accesso e tutte le sottostrutture. Dopo la chiusura dell’aerodromo militare, Livio si fece parte attiva per mantenere in vita il campo con l’aviazione civile, e voler acquisire dal Dipartimento federale militare e poi da Armasuisse la pista con i fondi adiacenti; un risultato che si concretizzò solo nel 2007. Stesso destino furono le lunghissime trattative per lo sfruttamento delle acque del Ritom, che vennero avviate ad inizio Anni Novanta, dove Livio si batté affinché la comunità locale potesse beneficiare di più da questo sfruttamento delle acque da parte della Confederazione; anche qui, i frutti sono stati raccolti solo lo scorso anno con la firma della nuova concessione a dieci anni dalla scadenza ufficiale della precedente concessione.
Il luogo istituzionale in cui Livio investì buona parte della sua vita e delle sue energie fu il Patriziato di Piotta e i Boggesi Alpe Ravina.
La sua attività ai vertici dell’ente patriziale iniziò quasi quarant’anni fa. Era infatti il 7.12.1977 quando Livio divenne vicepresidente del Patriziato, carica che detenne sino al 26.03.1981. Con il rinnovo dei poteri il 27.03.1981 Livio divenne presidente, o console come lo chiamiamo noi, e lo è stato sino a oggi.
35 lunghi anni di attività a favore della cosa patriziale di Piotta e del miglioramento rurale della gestione dell’Alpe Ravina. Sotto la sua presidenza possiamo infatti ricordare la riattazione della casa patriziale, approvata dall’assemblea il 15.07.1981, che funse poi da sede per la scuola di musica della Filarmonica piottese e da seggio elettorale comunale. Nel 1984 volle dotare il Patriziato di Piotta di uno stemma, in collaborazione con l’istituto araldico di Lugano; infatti, aldilà dell’ideale viciniale, è importante riunirsi sotto una bandiera, la sua bandiera che oggi è qui a porgergli l’ultimo saluto.
Nel 1998 si diede avvio alla ristrutturazione degli stabili e del caseificio sull’Alpe Ravina; lavori che iniziarono l’anno seguente e con grande soddisfazione furono conclusi in tempi brevissimi. Dieci anni dopo fu il momento di ristrutturare l’Alpe Nuova, e nel frattempo acquisire e ristrutturare il caseificio sociale di Piotta.
Questo impegno diretto del Patriziato a favore dei Boggesi favorì la fusione tra i due enti ad inizio di questo Millennio.
Sempre a fine Anni Novanta iniziò la grande battaglia che Livio combatté direttamente, dando tutto se stesso, ossia la vertenza con il Patriziato di Airolo per la proprietà e i diritti sull’Alpe Ravina, su terreni ritenuti da sempre dei piottesi, benché nella giurisdizione comunale di Airolo. Vertenza sanguigna, perché toccava in fondo l’identità e l’orgoglio patrizio, visto che le radici hanno bisogno di terra e l’Alpe Ravina è la nostra terra. Una battaglia vinta in sede giudiziaria, e grazie alla buona volontà di tutti ha permesso poi di sotterrare l’ascia di guerra con gli amici airolesi.
Questa voglia di curare la memoria, le radici di cui ogni essere umano ha bisogno, soprattutto noi valligiani che ne abbiamo dannatamente bisogno, Livio volle esprimerla con il compianto Lino Piccoli e il prof. Valsecchi in un’opera che permettesse di tramandare la conoscenza e la storia del nostro Patriziato. Era il 2011 e due anni dopo, purtroppo senza Lino nel frattempo scomparso, Livio poté presentare con giustificata fierezza il libro intitolato “PIOTTA: ricordi, leggende e tradizioni di un villaggio leventinese”.
L’impegno a favore della comunità non si fermò ai soli confini patriziali. Infatti, sotto la presidenza di Livio il Patriziato di Piotta partecipò attivamente alla costituzione e all’esercizio della Funicolare Ritom SA nel 2002, della Profor SA nel 2014 e al finanziamento per l’esecuzione del parco giochi alla centrale del Ritom a favore della gioventù nel 2003.
Questo riassunto dimostra l’intensità con cui Livio Gobbi si è adoperato a favore della sua gente e del suo territorio. Certo, il suo carattere non era dei più morbidi, e non sempre era di facile accomodamento. Questo però era espressione della sua forte consapevolezza che ha permesso alla nostra realtà patriziale di continuare ad evolversi e svilupparsi; una consapevolezza non sempre compresa, fintanto da guadagnarsi anche lo scherzoso titolo di “Re Sole” poiché a Scruengo, a differenza di Piotta, i raggi eliaci giungono sempre. E ora, varcate le porte dell’aldilà, magari potrà continuare le sue interminabili discussioni con l’amico Lino Piccoli, dove tra battute pungenti e risate amichevoli, continueranno a giudicarci per quel che sapremo fare nel solco che han tracciato.
Finiti i ricordi, oggi diciamo addio a Livio. Padre e nonno premuroso, personalità della nostra piccola storia, il cui tratto della sua azione pubblica rimane visibile a tutti noi. Gliene siamo grati e ci stringiamo nel dolore della moglie Tullia e dei figli Marzio e Mauro, con tutti gli abiatici.
Mi sento però di chiedere un postumo scusa a zio Livio; 20 anni fa commisi un errore di valutazione. Lo compresi dopo, quando lui seppe riconoscermi l’orgoglio dell’identità – adilà della mia “pesante” etichetta politica – con quel suo “una roda par…” in occasione di ogni traguardo politico raggiunto in cui mi regalava a nome del Patriziato una forma di Ravina, poiché ho saputo dare al nostro villaggio un posto al sole come già gli ambriesi e i quintesi ebbero in passato.
Caro zio Livio, stam begn e grazie det tütt.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e membro ufficio patriziale di Piotta / Boggesi Alpe Ravina